Una lettera aperta, indirizzata al generale, candidato alle europee con la Lega, al quale si rivolge con l’ironico «“Caro” Vannacci». Autore della missiva è Marisa Galati, dirigente calabrese e componente dell’assemblea nazionale di Italia viva.
Una lettera in merito alle tante e fin troppe contestate dichiarazioni dallo stesso rilasciate e che stanno creando non poco imbarazzo all’interno del movimento guidato da Matteo Salvini.
La Galati si rivolge a Vannacci da militante politica e da insegnante, offrendogli qualche «pillola di cultura sociologica, acquisita durante i miei anni di studio universitari».
Dalla sociologia lancia una provocazione, riportando come la «normalità di una persona riflette semplicemente attitudini, azioni che la società. In senso più ampio, la cultura hanno selezionato come opportuni e convenienti».
«La normalità rappresenta pertanto una opzione, una scelta operata dalla collettività entro cui si è stati educati e si vive. La normalità è un costrutto culturale».
Aggiunge poi che «ogni epoca e ogni cultura ha considerato “normali” diverse pratiche e atteggiamenti che nella nostra epoca o nel nostro Paese consideriamo aberranti».
«Ad esempio per Hitler era “normale” ergere la razza ariana come superiore ed “eliminare” gli ebrei. Negli Stati Uniti degli anni ‘50 era normale avere sull’autobus i posti per soli bianchi e su cui i neri non potevano sedersi. Ancora oggi in Iran è normale “arrestare” le donne che non indossano il velo».
«“Normale” insomma, è un costrutto culturale che non sempre fa rima con giusto».
Questa premessa per riflettere sulle dichiarazioni dallo stesso rilasciate e riferite, in particolare, agli omosessuali e ai diversamente abili. Per poi aggiungere che per lei il «mondo al contrario è il mondo che vorresti tu. Un mondo di presunti “superiori” come te che cercano di escludere tutti quelli che sono “diversi”».
Marisa Galati, ancora, non sa se «rispecchio il tuo canone di normalità, non mi interessa il tuo giudizio. Di certo preferirei auto includermi nel gruppo degli anormali, se questo significa essere tra coloro che considerano tutti gli esseri uguali. Significa dar sempre più spazio all’inclusione, non all’esclusione, specialmente nei luoghi di educazione».
«Anzi, da insegnante, credo ti farebbe bene tornare tra i banchi di scuola e scoprire com’è bello prendersi per mano con tutti, scrivere coi compagni di banco pensieri su un mondo migliore, privo di ingiustizie, di ineguaglianze. Un mondo dove tutti, davvero tutti, si sentano uguali nelle loro diversità, che poi sono unicità».
Infine, Marisa Galati, da donna « impegnata in politica, mi rivolgo agli elettori», suggerendo loro di votare «con la testa, per progetti di crescita», non solo «economica» ma anche «sociale e culturale». Un riferimento, poi, alla coalizione “Stati Uniti d’Europa”, di cui Italia viva è parte integrante, per contrastare coloro i quali «vogliono distruggere, non costruire».