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Miserendino, vattene a casa! Le liste d’attesa non si curano con le chiacchiere

Dice che i calabresi si curano al Nord per “vedere i figli”, mentre i fondi per abbattere le liste d’attesa restano inutilizzati. L’intervista al direttore dell’Azienda Zero è una vergogna istituzionale. Inqualificabile. Dimissioni subito

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In un’intervista al Quotidiano del Sud, Gandolfo Miserendino, direttore generale dell’Azienda Zero — creatura amministrativa voluta da Roberto Occhiuto per “razionalizzare” il sistema sanitario calabrese — si è lanciato in un disperato tentativo di giustificare uno scandalo: milioni di euro stanziati per abbattere le liste d’attesa che non sono stati spesi. Un disastro, in una regione dove i cittadini sono costretti a emigrare anche solo per una risonanza magnetica, e i pronto soccorso sono al collasso.

Davanti a questo fallimento macroscopico, Miserendino non trova di meglio che buttarla in sociologia spicciola, sostenendo che molti calabresi si curano al Nord “per andare a trovare la famiglia” e che, in fondo, la mobilità sanitaria è anche “un’occasione di ricongiungimento”. Dichiarazioni che fanno impallidire chi ogni giorno ha a che fare con ospedali deserti di medici, reparti chiusi, e appuntamenti rinviati di mesi o anni.

“Pensano che siamo degli analfabeti sistemici a cui si può dire qualsiasi cosa” – ci ha scritto un operatore sanitario indignato, commentando la frase di Miserendino secondo cui “molti sono ancora residenti qui anche se vivono al Nord”. Un’osservazione raccolta dalla nostra redazione, che fotografa bene la distanza abissale tra chi gestisce la sanità calabrese e chi la subisce sulla propria pelle.

Non è la prima volta che Miserendino si lancia in difese imbarazzanti dell’indifendibile. Già in una precedente intervista al TG3 aveva parlato di “miglioramento della qualità” della sanità regionale, mentre gli accessi nei pronto soccorso diventano percorsi a ostacoli, le ambulanze restano ferme senza medici, e la gente rinuncia alle cure.

Ma stavolta il direttore supera sé stesso: ammette candidamente che le aziende sanitarie non hanno rendicontato le spese, cioè che non sappiamo come (e se) sono stati utilizzati i fondi destinati all’abbattimento delle liste d’attesa. E lo fa come se fosse un dettaglio tecnico, come se non fosse proprio quello il suo compito: vigilare, coordinare, controllare.

Invece, che fa? Mette in scena una narrazione inverosimile dove la “mancata rendicontazione” è normale, dove i fondi dormono nei cassetti e le ASP vengono trattate come scolarette indisciplinate da redarguire con pacatezza. In pratica: non è colpa di nessuno. Come sempre.

E allora sì, lo diciamo chiaramente: Miserendino dovrebbe dimettersi. Per decenza, se non altro. Perché in una regione dove le liste d’attesa uccidono, dove la sanità è la principale causa di fuga e disperazione, non si può permettere che chi ha fallito resti al suo posto a raccontare frottole.

Azienda Zero, ad oggi, si sta rivelando un contenitore vuoto. Un ufficio opaco che moltiplica la burocrazia senza incidere sulla realtà. E il silenzio assordante della politica calabrese, a cominciare dallo stesso presidente Occhiuto, diventa sempre più complice.

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