Era conosciuto per il suo impegno e per la lunga barba bianca: l’avrebbe tagliata solo dopo che fosse stata fatta verità sui mandati del duplice omicidio e sul depistaggio delle indagini. Sua moglie, Augusta Schiera, era morta nel 2019, ma Vincenzo Agostino ha continuato senza sosta la sua battaglia fino all’ultimo.
Poco tempo fa si era risolta con un’archiviazione la querela di Guido Paolilli contro Agostino, padre di Nino, agente di polizia assassinato nell’agosto del 1989 da Cosa nostra insieme alla giovane moglie Ida Castelluccio, incinta.
Querela legata proprio a quelle vicende di mafia. Guido Paolilli, ex poliziotto oggi pensionato e residente a Montesilvano, finì all’epoca sotto indagine per un presunto favoreggiamento a Cosa nostra, posizione poi archiviata otto anni fa per prescrizione. La querela è partita dopo un’intervista a una giornalista Rai nella quale D’Agostino era tornato a chiedere verità e giustizia per il figlio mettendo la sua uccisione in relazione alla sparizione di carte decisive per far luce sul retroscena del fallito attentato al giudice Falcone nella villa dell’Addaura.
Azione che sfumò proprio perchè Nino D’Agostino scoprì il borsone pieno di esplosivo lasciato sulla scogliera sotto la villa: ritrovamento che gli è poi costato la vita. L’inchiesta per diffamazione della Procura di Pescara si è conclusa con una richiesta di archiviazione, alla quale Paolilli si è opposto determinando l’udienza preliminare di giovedì scorso a Pescara. Dopo aver raccolto la deposizione di Vincenzo Agostino, il Gip si è riservato la decisione, arrivata ieri con l’attesa archiviazione.
(Fonte Il Messaggero)