Ancora Natale. E come ogni anno, ci scambiamo auguri di abbondanza, ricchezza, salute. Ci crediamo, ogni volta.
Eppure, quest’anno vorrei augurare a tutti un Natale diverso, un Natale al contrario.
Un Natale senza “a me” e senza “per me”, ma per la mia comunità, per la mia città.
Un Natale sotto il segno del “meno”, e forse più vero. Una sorta di magia che ci riporta indietro,
indietro nel tempo della nostra vita, fino a un istante preciso:
l’istante in cui siamo venuti al mondo, in cui siamo diventati creature.
Prima di allora eravamo solo sogni: neonati senza ricordi, senza il dolore che avremmo vissuto e causato,
senza le parole dette e ascoltate, senza gli incontri che nel tempo avrebbero cambiato il corso della nostra storia.
Un Natale senza titoli, senza immagini da difendere o modificare.
Un Natale senza maschere da indossare, solo creature nella loro semplicità ed essenzialità.
Vi auguro un Natale senza.
Senza dover fare, senza dover sembrare, senza dover dimostrare.
Vi auguro un Natale in cui scoprirci liberi:
liberi di abbandonarci all’altro, a una madre, a un padre, a un figlio, a un amore, a una comunità.
Liberi di ricevere cura, calore, protezione, amore.
Liberi come un neonato in una mangiatoia: indifesi ma non deboli.
Perché un neonato non ha forza, ma la trova nelle braccia di un padre che lo solleva,
di una madre che lo stringe al cuore.
E in quella mangiatoia impone al mondo un nuovo modo di respirare:
dove il sospetto cede il posto alla confidenza,
dove la vendetta si disarma nel perdono.
Forse, verrà un giorno in cui saremo tutti liberi e vulnerabili,
senza più la paura di essere aggrediti o usati dagli altri.
Auguro un Natale senza a voi che non vivrete un Natale:
a voi che avete perso il lavoro o non lo avete mai trovato,
a voi che avete perso la casa,
a voi che avete perso l’amore,
a voi che avete perso la fede.
Il Natale senza è il Natale che parte dal nulla,
ma con un dono più grande di tutti: la speranza.
Una speranza concreta, che si trova nel miracolo del vostro resistere,
nella sacralità di ogni vostra lacrima, di ogni vostro sospiro,
nel domani che arriverà comunque.
Nel vostro esserci, a pugni chiusi.
Speranza che giace e fiorisce nel buio, nel freddo della vostra disperazione,
nel vostro non arrendervi, nel vostro ostinato restare umani.
In quell’umanità essenziale che Dio ha scelto per amore:
ha rinunciato all’onnipotenza, all’infinito, per scegliere la nudità, il “senza”.
Ha scelto l’umano.
Sorella, fratello, buon Natale senza.
Questa è la mia preghiera.
Don Mimmo Battaglia
Arcivescovo di Napoli
Calabrese di nascita e di cuore