Due cugini, Francesco Maiolo, rimangono detenuti nel carcere di Vibo Valentia, accusati della strage avvenuta in località Ariola, che ha provocato la morte di tre persone e ha ferito un’altra. La decisione arriva dopo il rigetto dei ricorsi presentati dai legali degli imputati contro l’ordinanza di custodia cautelare, da parte della Corte di Cassazione, che ha confermato le gravi accuse a loro carico.
L’episodio di violenza è riconducibile a un contesto di vendetta che segna la sanguinosa saga mafiosa legata ai nomi di Rocco e Antonio Maiolo, la cui eliminazione sarebbe stata motivata dalla necessità di rispondere a precedenti omicidi che avevano colpito la loro famiglia. I due cugini sono sospettati di far parte dell’associazione mafiosa nota come ‘locale dell’Ariola’, e le indagini hanno trovato supporto in contributi cruciali da parte di collaboratori di giustizia e operazioni di intercettazione.
La strage di Ariola rappresenta un episodio emblematico della persistente violenza legata alla ‘Ndrangheta, un fenomeno che continua a travagliate la Calabria e, in particolare, le aree più remote del Vibonese. La sentenza della Cassazione rappresenta un passo significativo nell’approccio dello Stato nei confronti della criminalità organizzata, dimostrando che le istituzioni non intendono abbassare la guardia di fronte a tali atrocità.
La comunità di Vibonese, colpita e scossa dall’accaduto, aspetta ora sviluppi e giustizia. La presenza di gravi indizi di colpevolezza nei confronti dei due cugini Maiolo rende la situazione ancora più tragica, sottolineando la lotta incessante contro l’influenza della mafia nella vita quotidiana delle persone.