Tensione a Cosenza attorno allo stabile occupato di via Arnoni n.2. Il Comitato Prendocasa, attivo da oltre un decennio nella lotta per il diritto all’abitare, ha reso pubblica una lettera di sgombero ricevuta dall’Istituto religioso delle Canossiane, proprietario dell’edificio. Una richiesta formale di rilascio immediato, che potrebbe portare allo sfratto di oltre cento persone tra famiglie, donne, uomini e bambini che da 12 anni vivono all’interno della struttura.
“Non ce ne andremo. Quello stabile è diventato un presidio di vita, socialità e resistenza”, si legge nella nota diffusa dal Comitato, che accusa le istituzioni di immobilismo e le Canossiane di voler cancellare un’esperienza sociale radicata.
Un progetto mai realizzato
Il collettivo ricorda come nel 2015 fu siglato un contratto di locazione con il Comune di Cosenza, scaduto nel 2021, che prevedeva interventi di ristrutturazione mai attuati. “I lavori promessi non sono mai partiti. In questi anni – affermano – la cura dello stabile è ricaduta esclusivamente su chi lo vive ogni giorno”.
Secondo Prendocasa, la struttura non è stata sottratta alla collettività, bensì restituita a un uso sociale, trasformandosi da luogo di abbandono a spazio di coesione e accoglienza.
“Una ferita per la città”
Nel mirino del collettivo, anche il contenuto della missiva ricevuta dalle Canossiane, che minaccerebbe denunce per “danni a persone e cose”. Una presa di posizione che viene definita come una “ferita alla città” e un tentativo repressivo di fronte a un’emergenza abitativa che resta irrisolta.
“Ancora una volta, invece del dialogo, arriva la minaccia. Ma il progetto sociale di via Arnoni non può essere cancellato con una lettera”, attaccano i portavoce di Prendocasa.
L’appello: “Serve un tavolo sull’emergenza abitativa”
Il Comitato conclude rilanciando la richiesta di un tavolo istituzionale serio, per affrontare una crisi abitativa che in città coinvolge centinaia di persone senza casa o in condizioni precarie.
“Via Arnoni non è solo un tetto – è una battaglia per i diritti, un simbolo di solidarietà concreta. Non accetteremo soluzioni imposte dall’alto. La città ha bisogno di risposte strutturali, non di sgomberi”.
La vertenza si preannuncia delicata e centrale nei prossimi mesi, in un contesto urbano sempre più segnato dal disagio abitativo e dalla crescente distanza tra istituzioni e cittadini.