Un’operazione antimafia condotta dalla Guardia di Finanza ha svelato una rete di investimenti illeciti orchestrata tra esponenti della camorra e della ‘ndrangheta, utilizzando capitali illeciti per acquisire società di ristorazione nel centro di Bologna, immobili di pregio e auto di lusso, tra cui Porsche e Ferrari. Tra gli arrestati figurano Omar Mohamed, 39 anni, noto come “lo sceicco” per le sue elevate disponibilità finanziarie e titolare di cinque ristoranti a Bologna, e Massimo Nicotera, originario di Casalnuovo di Napoli. Gli inquirenti hanno collegato Mohamed a referenti dei clan Grande Aracri di Cutro e Megna di Crotone, mentre Nicotera è considerato vicino al clan camorristico Veneruso-Rea. I provvedimenti cautelari sono stati disposti dal gip Domenico Truppa su richiesta della Dda di Bologna.Durante l’operazione sono stati sequestrati beni per circa due milioni di euro e sono state effettuate perquisizioni in Italia e Germania, dove gli inquirenti sospettano l’esistenza di ramificazioni internazionali della rete criminale. Le accuse, coordinate dal pm Flavio Lazzarini, comprendono reati di riciclaggio, usura, estorsione, malversazione di fondi pubblici, traffico di droga e un tentato sequestro di persona. In quest’ultimo caso, Mohamed avrebbe minacciato una vittima per costringerla a saldare un debito con una società tedesca.
L’indagine ha portato alla luce un sistema di prestiti infruttiferi e di trasferimenti di denaro. Tra i coinvolti figura anche Aldo Poerio, 50 anni, di Isola Capo Rizzuto, considerato vicino al clan Arena-Nicoscia. Poerio avrebbe versato oltre 150mila euro alla società immobiliare bolognese “Spazio 85”, amministrata da Mohamed, e ora è indagato per autoriciclaggio con l’aggravante mafiosa.Mohamed, secondo gli inquirenti, riceveva ingenti somme in contanti o tramite operazioni finanziarie anomale, poi investite in acquisizioni di società. Attraverso fatture false e una rete di imprenditori compiacenti, il denaro veniva ripulito e reimmesso nel circuito legale. Tra i beni sequestrati figurano cinque società di ristorazione e diversi rapporti finanziari direttamente riconducibili a Mohamed.L’indagine ha anche rivelato episodi di usura e minacce. Una vittima, terrorizzata dall’indagato, ha denunciato pressioni e intimidazioni rivolte anche ai suoi familiari: “Paga, o finirà male”.