sabato, 12 Luglio 2025

Il network dell'editoria libera

MEGA_LOS
AUTOCARROZZERIA
FA CONSULTING

spot_imgspot_img
spot_img

“Parlo io”? No, scappi tu. Le bugie di Occhiuto, la marchetta di Porro e il silenzio dei pavidi

Il presidente della Regione Calabria diserta la trasmissione di Antonella Grippo con una scusa smentita qualche ora dopo dai fatti e si rifugia nel salotto compiacente di Rete4. Mentre il direttore della testata che lo aveva invitato invece di reagire tace

Entra nel Canale Whastapp di “La Novità Online”.

SEGUICI

spot_imgspot_img

Megalos
Megalos
1920x195
1920x195
banner_francioso_1456x180

spot_imgspot_img

di Pasquale Motta

“Parlo io”, ma solo con i fedeli. Il caso Occhiuto, tra balle in diretta e marchette televisive?

«Parlo io». Con questo slogan degno di un manifesto da reality, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha annunciato urbi et orbi la sua comparsata televisiva da Nicola Porro, in onda lunedì sera alle 22.40 su Rete 4 – Quarta Repubblica. Una locandina patinata, ammiccante, col volto in primo piano e la promessa di una verità svelata. Ma quale verità, di grazia?

Solo pochi giorni fa, Occhiuto aveva comunicato – con tono mesto e senso del dovere – alla giornalista Antonella Grippo che non avrebbe più partecipato alla trasmissione “Perfidia”, dove era atteso. La motivazione ufficiale? Il consiglio degli avvocati: «Mi hanno detto di non espormi». Parole che avrebbero avuto un senso se non fossero state smentite, nel giro di pochissime ore, dalla sua ostentata adesione alla vetrina Mediaset di Nicola Porro.

Dov’è finita, dunque, quella prudenza? È evaporata come una bugia mal raccontata. Perché qui di questo si tratta: una menzogna, detta in diretta e impacchettata con tutti i crismi della comunicazione di Palazzo.

Il giornalismo sì, ma solo quello amico

Antonella Grippo è una giornalista scomoda, indipendente, capace di scavare e di fare domande. Proprio per questo è stata accuratamente evitata. Dall’altra parte, Nicola Porro è tutto fuorché un intervistatore imparziale: un conduttore militante, notoriamente di destra, sempre pronto a blindare il proprio ospite con domande morbide e lusinghe. Non a caso, in un video pubblicato il 12 giugno, cioè il giorno prima del ritiro di Occhiuto dalla trasmissione della Grippo, Porro già anticipava entusiasticamente il contenuto dell’intervista con il presidente calabrese, definendolo addirittura «il più fico che il centrodestra ha in Italia».

Questo ci dice solo una cosa: l’intervista da Porro era già fissata. Tutto il resto è fumo negli occhi, un teatrino comunicativo ben orchestrato dai consulenti social del presidente, confezionato per evitare il confronto e rifugiarsi in un rassicurante monologo.

Altro che “non posso espormi”, altro che “mi hanno consigliato prudenza”. Qui si è preferito un comodo rifugio alla corte mediatica amica, mentre si diserta l’arena vera, quella dove le domande avrebbero potuto essere scomode e forse anche dolorose.

Non c’è ancora nulla, ma intanto si costruisce lo storytelling da vittima

Sia chiaro: nessuno invoca né condanne né crocifissioni preventive. Non lo facciamo noi, che abbiamo sempre criticato la giustizia spettacolo, né lo deve fare nessun altro. Ma una cosa va detta con forza: il garantismo non è silenzio selettivo, non è scegliere chi può o non può interrogarti. Non è sottrarsi al contraddittorio reale per rifugiarsi in una narrazione confezionata a tavolino.

Occhiuto oggi si erge a paladino della vittima, con tanto di avviso di garanzia (che, ricordiamolo, è un atto dovuto e nemmeno sempre presuppone un’imputazione), e già agita lo spettro della persecuzione. Non è forse stato lui, fino all’altro ieri, ad applaudire le operazioni della magistratura? Non ha forse beneficiato politicamente del “modello Gratteri”, delle manette mediatiche, dei processi prima ancora che in aula, nei telegiornali?

Quando ad essere indagati erano professori universitari o avversari politici, dov’era la sua indignazione? Forse allora la magistratura andava bene, funzionava, era credibile. Oggi che tocca a lui, improvvisamente è diventata un potere incontrollabile.

La democrazia non è a geometria variabile

In uno stato di diritto si può e si deve indagare chiunque, anche un presidente di Regione. Non è una bestemmia – come ha dichiarato la sua compagna in un’intervista surreale – pensare che anche Roberto Occhiuto possa essere sottoposto a verifica giudiziaria. È il normale funzionamento della democrazia. E chi la guida, la democrazia, dovrebbe essere il primo a capirlo.

Lo erano Mario Oliverio, che ha reagito dignitosamente a provvedimenti cautelari poi rivelatisi inconsistenti. Lo fu Scopelliti, che si dimise dopo una condanna definitiva. Lo fu Loiero, assolto durante il mandato per le accuse che gli furono mosse. Tutti casi diversi, certo. Ma nessuno, almeno, ha provato a trasformare l’indagine in una campagna social orchestrata a colpi di hashtag e locandine.

E poi c’è il silenzio complice (e pavido)…di chi dovrebbe reagire

C’è un altro elemento, forse ancora più inquietante di tutta questa vicenda, ed è il silenzio della testata che edita “Perfidia”, la trasmissione di Antonella Grippo. Parliamo di un network, LaC, che ha ospitato con generosità – e senza filtri – la presenza del presidente Occhiuto. Una presenza annunciata, confermata, attesa. Poi, all’improvviso, il dietrofront. Non solo Occhiuto ha mentito pubblicamente – dichiarando in diretta che i suoi legali gli avevano consigliato di non esporsi – ma ha inferto uno schiaffo sonoro alla trasmissione e, di riflesso, alla testata che l’ha sempre accolto con rispetto, pur nella dialettica viva e serrata del confronto.

Occhiuto non ha solo offeso Antonella Grippo, una delle poche giornaliste libere, competenti, e dotata di schiena dritta, capace di porre domande vere – e non microfoni amichevoli – ma ha calpestato l’ospitalità stessa del gruppo editoriale, con una fuga codarda e premeditata. Una fuga tanto più grave quanto più si è scoperto che l’intervista da Porro era già bella e pronta e confezionata. La sua locandina roboante “Parlo io” non è solo una prova di narcisismo, ma una prova evidente di menzogna studiata, pianificata con il supporto dei suoi spin doctor per evitare domande vere.

E allora ci si aspetta che chi dirige una testata che produce giornalismo, e che ha visto umiliata una sua giornalista di punta, prenda carta e penna e reagisca. Ci si aspetta, cioè, che il direttore di quella testata – se c’è ancora un direttore – alzi la voce, difenda la dignità di Antonella Grippo, difenda il lavoro della sua redazione, difenda la verità.

Ma da quel direttore, stranamente, non una parola. Nessuna presa di posizione, nessuna nota editoriale, nessuna analisi. Nulla. Solo il silenzio. Un silenzio vigliacco, che fa il paio con quella linea editoriale edulcorata che negli ultimi tempi lo ha visto più attento alle rubriche sull’erotismo (per fortuna scomparse) e alle interviste stucchevoli ai “giovani talenti calabresi”, piuttosto che alla difesa del diritto-dovere d’informare.

Nell’editoriale domenicale di ieri, questo direttore – anziché commentare lo schiaffo istituzionale ricevuto da Occhiuto – ci ha spiegato che la libertà di stampa andrebbe “sussurrata con dolcezza”. Un’affermazione che non è solo ridicola, ma francamente insultante per chi crede che la libertà di stampa vada invece urlatadifesaaffermata senza paura, proprio come Antonella Grippo avrebbe fatto se non le fosse stata sottratta la parola da chi ha scelto la passerella complice di Rete 4.

Noi ci auguriamo che il direttore di quella testata si faccia finalmente sentire. Non con gli zuccherini poetici o con le lezioncine filosofiche sul mestiere di giornalista, ma con una presa di posizione netta, indignata, doverosa, a difesa della sua collega, della sua redazione, del suo giornale. Perché è questo il primo compito di un direttore: difendere la credibilità della testata, la professionalità dei suoi cronisti e la verità dei fatti. Se ne è ancora capace, il momento di dimostrarlo è adesso.

Il potere si difende anche con le bugie, ma la verità ha memoria lunga

La verità ha un difetto: è testarda. Puoi nasconderla, manipolarla, maquillarla con l’aiuto di Porro o dei social media manager più abili, ma prima o poi riaffiora. E in questo caso riaffiora con forza, denunciando non solo il comportamento ambiguo del presidente, ma anche un sistema che lo circonda, fatto di silenzi, complicità, narrazioni precotte.

Se davvero Roberto Occhiuto è innocente, lo dimostri nei luoghi opportuni, con la forza degli atti, non con la debolezza delle furbizie. Intanto, però, la bugia della “prudenza” è venuta a galla. E in democrazia, quando le bugie vengono a galla, qualcuno deve pagare almeno da un punto di vista politico e morale.

spot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img

LEGGI ANCHE:

Silagum: le caramelle calabresi alla conquista delle fiere internazionali con gusto e qualità

Storie di dolcezze, coraggio e visione. Alle fiere internazionali, non si portano "solo caramelle", ma un pezzo di Calabria e di gusto che sa...

Palazzo Alvaro sostiene il festival internazionale di arte di strada di Gerace: la Metrocity ha istituzionalizzato e finanziato “Il Borgo incantato”

Nell'ultima seduta del Consiglio Metropolitano è stata approvata l'istituzionalizzazione ufficiale  del Festival Internazionale di Arte di Strada " Il borgo incantato"ed in occasione della...

Estate da record per il turismo italiano: prenotazioni oltre i livelli pre-covid

Le prime stime sull’estate turistica 2024 in Italia confermano una stagione molto positiva, con dati che superano quelli del 2019, ultimo anno pre-Covid. Secondo...
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_imgspot_img
spot_img

ULTIMI ARTICOLI

spot_img

ARTICOLI CORRELATI