Chi l’ha detto che la verità esiste? Al tempo dei social – soprattutto al decimo piano della Cittadella regionale – basta una bella grafica, qualche numero sparato, una mappa con la freccia verde verso l’alto e la Calabria diventa la meta più amata d’Europa. Lo ha decretato Roberto Occhiuto, presidente della Regione, in una pioggia di post trionfalistici sui social, dove ci informa che a Pasqua sarebbero arrivati in Calabria 33.932 visitatori in soli tre giorni.
Peccato che quei numeri si riferiscano ai passeggeri registrati nei tre aeroporti calabresi (arrivi e partenze). Sì, anche chi è sceso per sbaglio. Anche chi era solo in transito. Anche chi tornava a casa dai nonni.
Ma Occhiuto non si è fermato qui. Ha fatto anche i conti: +15.000 visitatori rispetto al 2024, +12 milioni di euro di spesa dei turisti stranieri ad aprile, e persino l’elenco dei Paesi da cui sarebbero arrivati – Svizzera, Regno Unito, Spagna, Irlanda – roba che nemmeno l’Eurovision. La fonte? Nessuna. La logica? Nessuna. Il fine? Uno solo: gonfiare la narrazione di una Calabria invasa dai turisti.
E mentre il presidente si intrattiene con i suoi follower a colpi di emoji e ringraziamenti, i dati reali? Non pervenuti. Anzi, la Calabria è l’unica Regione d’Italia a non aver ancora pubblicato i dati ufficiali sul turismo per il 2024.
E quindi, ci chiediamo: da dove esce fuori quella crescita del 70%? E soprattutto: come si fa a parlare di presenze turistiche quando la stragrande maggioranza dei resort e dei villaggi era ancora chiusa? Dove sarebbero stati questi 35.000 turisti? Sotto le stelle?
Ma andiamo oltre. Se Occhiuto è stato mal consigliato, c’è anche chi dovrebbe consigliare bene. Parliamo di Raffaele Rio, fresco di nomina a direttore generale del Dipartimento del Turismo. Un nome noto, soprattutto per la sua società di sondaggi demoscopici. Ora, se misura i flussi turistici come ha misurato l’umore degli elettori finora, è lecito sospettare che anche quei sondaggi fossero poco più che “spuma di dati”. D’altronde, confondere i passeggeri con i turisti è come confondere una fermata all’autogrill con una vacanza di lusso.
Insomma, siamo al paradosso: non un solo numero reale è stato fornito sugli alloggi, sui pernottamenti, sulla durata dei soggiorni, sul reale impatto economico. Ma ci sono le slide. C’è il presidente che risponde ai commenti su Facebook con entusiasmo. E soprattutto, c’è il consenso digitale.
Peccato che la propaganda non basti a colmare il vuoto delle evidenze. E allora concludiamo così, semplicemente: prima di parlare di turismo, aspettiamo i dati ISTAT.
Quelli veri. Quelli ufficiali. Quelli che verranno pubblicati entro pochi giorni e che – a differenza delle grafiche di Instagram – racconteranno se il presidente Occhiuto ci ha venduto fuffa o sostanza.
Al momento, di sostanza ne vediamo poca. Ma di fuffa, ce n’è a palate.
E se c’è qualcuno che merita un plauso, è il social media manager. Meno, decisamente meno, il nuovo direttore del dipartimento turismo.