«Non si può pensare di essere competitivi solo con i candidati espressione della società civile». Parola di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo e in corsa alle prossime consultazioni per la riconferma del seggio di Strasburgo. Per l’esponente del Pd la politica deve essere vissuta «come impegno nel quotidiano, all’interno del partito e fuori da esso», perché la «militanza è un valore non un disvalore». Porta il suo esempio, quello di una ragazzina di periferia che «può diventare vicepresidente del Parlamento europeo», grazie alla militanza. Per lei il partito è vita. Quel partito che «arrivava nei territori e selezionava la classe dirigente, la formava. La militanza dobbiamo tenercela stretta e ringraziare chi la fa». Militanza come «elemento di ricchezza», per dire di essere favorevole ai candidati espressione della società civile a patto che si trovi il giusto equilibrio tra questi e chi invece il partito lo vive come un impegno quotidiano.
A Vibo Valentia, dove giunge per sostenere il candidato del centrosinistra, Enzo Romeo, tra un tour in città e un incontro con la stampa, si parla anche dell’Europa. Si parla della possibilità che venga fuori il nome dell’ex presidente del consiglio alla guida della massima istituzione. «Draghi tra i futuri leader europei rappresenta una occasione e una speranza per il nostro Paese». L’idea è quella che si possa realizzare una maggioranza socialista in Europa dove far pesare «il nostro contributo di idee». É il pensiero non può non andare al ricordo di David Sassoli, un politico che nell’assemblea di Strasburgo ha lasciato un segno indelebile. Il ricordo di Sassoli per Pina Picierno è anche momento di commozione, senza provare a nasconderla.
Non solo Europa, ma anche Italia, e quella proposta che lei non esita a definire «pericolosa». L’Autonomia differenziata che per Pina Picierno «non è percepita dai cittadini nella sua pericolosità. Il decreto legge Calderoli, per realizzare la secessione, è lo scambio che la Meloni realizza sulla pelle e sul futuro del Mezzogiorno». L’Autonomia differenziata, per Pina Picierno, non è «il tentativo di ripensare al rapporto tra lo stato centrale e il regionalismo». É altro; «è qualcosa di pericoloso». La risposta ai problemi del Mezzogiorno deve essere di ben altra natura. «É a questo che serve la politica, ma per farla bene servono competenze, idee, anni di militanza».