La guerra è guerra. Provoca dolore, sofferenza, senso di smarrimento. La guerra è guerra e cambia per sempre la vita delle persone. Li segna definitivamente. Lascia qualcosa di indelebile soprattutto nei bambini ai quali toglie la spensieratezza dell’infanzia. Toglie loro tutto ciò che è gioco. La guerra è guerra ma è anche nella guerra che si sperimenta la solidarietà delle persone. Un gesto amorevole non cambia la gravità di una quotidianità che scorre tra le macerie dei bombardamenti ma serve a portare sollievo. Portare la solidarietà, ovvero quel nobile atto di donare qualcosa a chi è in difficoltà. La solidarietà è quel qualcosa che porta le persone a non voltarsi dall’altra parte quando c’è un bisogno, una necessità. La guerra è guerra e toglie ai bambini la spensieratezza. E, allora, perché non regalare loro un sorriso, un momento di gioia collettiva magari con un qualcosa che piace ai bambini e non solo.
L’arte gastronomica veicola la speranza
Cosa c’è di meglio che portare un po’ di made in Italy, la pizza. Non c’è nulla di meglio di una “margherita” condita da un sorriso per portare un po’ di gioia a chi vive la quotidianità tra i bombardamenti. L’idea è di un maestro pizzaiolo dell’Oregon, Corey Watson, amante dell’Italia dove ha seguito corsi per acquisire i segreti e le procedure per diventare pizzaiolo. Watson ama l’Italia e non di rado ritorna per partecipare a competizioni gastronomiche, dove è apprezzato per il suo estro creativo. Corey Watson è un maestro pizzaiolo che decide, non appena scoppia il conflitto russo-ucraino di portare qualcosa di suo. Le immagini trasmesse dalle televisioni, con le popolazioni in fuga e gli edifici sventarti dalle bombe non lo lasciano indifferente. Così a bordo del suo furgoncino raggiunge prima la Polonia, dove stazionano diversi profughi ucraini in fuga dalla guerra, e poi nei territori dove la guerra non la si vede, la si subisce con tutti i suoi rischi. La si tocca con mano. Watson, grazie ad alcuni sponsor, tra questi diverse aziende italiane, raccoglie i prodotti che gli servono e parte per la sua missione di pace, di solidarietà. Parte per dare e donarsi agli altri. Parte per la sua missione più importante, “Pizza for Ukraine”. Parte per offrire ai bambini ma non solo il dono di un sorriso. Non si può non sottolineare il fatto che la sua missione non è senza difficoltà, rischi, pericoli anche per la sua stessa incolumità. Questo non è comunque un ostacolo al suo bisogno di fare qualcosa. Inizialmente si appoggia a World central kitchen, una associazione no profit che provvede alla distribuzione dei pasti in zone di guerra, poi con la sua di missione, “Pizza for Ukraine”, appunto.
Il gesto di un eroe che non si considera tale
Watson non è un eroe, non ama definirsi tale. Watson è un pizzaiolo che ama l’Italia e proprio dall’Italia, dove si trova per partecipare ad un corso per maestri pizzaioli, vede in televisione qualcosa che non lo lascia indifferente. Allo scoppio del conflitto il suo desiderio è quello di aprire una pizzeria tutta sua. Un desiderio accantonato perché quelle immagini di terrore non lo lasciano indifferente. Prima di inseguire la passione per la pizza i suoi percorsi formativi sono lontani dalla gastronomia. Studi in scienze politiche, poi una specializzazione in ingegneria e designer di software. Poi la vita cambia il corso delle cose. I progetti fino a quel momento inseguiti lasciano il posto ad altro. Studia e diventa pizzaiolo. Un maestro pizzaiolo dal cuore nobile e avventuroso. La guerra non lo lascia indifferente, così prima offre il suo supporto ad alcune organizzazioni impegnate a raccogliere fondi e beni di prima necessità per i bambini orfani e i profughi in fuga; poi il desiderio di partire con la gioia nel cuore al pensiero di regalare un sorriso. “Pizza for Ukraine” è la sua missione di pace che continua tra un impegno professionale e un altro. Watson infatti sarà ancora in Italia, a Parma dal 9 all’11 aprile per partecipare ad una competizione gastronomica, poi il suo furgoncino si rimetterà in modo con ben altra destinazione, perché la sua missione, “Pizza for Ukraine” è attesa dal sorriso contagioso dei bambini.