“Questa non è democrazia, è una cloaca”. Il duro atto di accusa di Attilio Mazzei: il PD calabrese sull’orlo dell’implosione
Catanzaro – Nel Partito Democratico calabrese il terremoto ormai non è più solo politico: è morale. A deflagrare in queste ore è una lettera durissima di dimissioni scritta da Attilio Mazzei, architetto, storico dirigente dem e – fino a oggi – presidente della Commissione di garanzia del congresso della Federazione provinciale di Catanzaro.
Una lettera che è un vero e proprio j’accuse, redatta con toni inediti per un uomo delle istituzioni di partito, che parla apertamente di “elezioni fasulle”, “cordate di pacchetti di voti”, “sezioni inventate”, e una deriva moralmente e politicamente inaccettabile. Il tutto in un contesto già esplosivo: i congressi provinciali slittati, la federazione di Cosenza commissariata e nel caos, e il partito che alle ultime amministrative ha raccolto schiaffi ovunque, da nord a sud della Calabria.
Un segretario “fantasma”, un congresso “senza sfidanti”
Il bersaglio principale della lettera è il nuovo segretario regionale Nicola Irto, che – scrive Mazzei – è diventato tale “senza confronto, senza sfidanti, senza passare dal voto degli iscritti”. Una nomina, secondo il dirigente catanzarese, ottenuta con un meccanismo che “trasforma la fregatura in regola”, che non ha portato rinnovamento ma solo ulteriori sconfitte, da Cassano a Cetraro, da Paola fino a Cosenza.
“Chi tocca Cosenza… prende schiaffi”
Mazzei punta poi il dito contro il metodo con cui si è tentato di “commissariare” le federazioni, in particolare quella di Cosenza, “capitale della fregatura”, dove si è registrata un’intifada democratica interna. Qui – scrive – “con ogni probabilità sta per accadere ancora una volta. L’intifada di Cosenza non ne esce. La Palestina è eterna. Solo che c’è una possibile novità stavolta”.
Una frase che ha il sapore dell’avvertimento: da Cosenza potrebbe partire la miccia della rivolta interna, “il detonatore” capace di far esplodere un intero sistema di potere che vive “di pacchetti di voti”, nomine a tavolino, “cordate” e massonerie politiche.
“Non resterò in questa cloaca. Mi dimetto”
Nel passaggio più forte della lettera, Mazzei afferma:
“Rimanere ancora nel partito… ma distante da questa cloaca…!”
E subito dopo annuncia le sue dimissioni dalla presidenza della Commissione di garanzia, stanco di assistere a:
“Elezioni fasulle, dirigenti imposti solo da pacchetti di voto, sezioni inventate al momento del congresso”.
Mazzei non risparmia nessuno. Denuncia le “logiche da amici di cordata”, la “massoneria deviata” del consenso, l’assenza di proposte e battaglie politiche, e la paralisi amministrativa del partito regionale, “incomprensibile, inesistente, imbarazzante”.
La stilettata finale: “Roma decida, ma con gente dei territori”
Infine, la richiesta – quasi disperata – che Roma smetta di “calare dall’alto” i propri uomini e torni a scegliere “persone emanazione dei territori”, in grado di rappresentare realmente le comunità calabresi. Perché, avverte Mazzei:
“Roma decida gli incarichi politici non più con gli ‘unti’ che disconoscono tutto… tranne come, in ogni stagione, mirabilmente collocarsi.”