La rete invisibile del potere: intercettazioni, affari milionari e la Calabria come snodo strategico
C’è un filo invisibile che attraversa procure, società private e stanze del potere. Un filo che si intreccia con il business miliardario delle intercettazioni, un mercato opaco nel quale si decidono equilibri e strategie giudiziarie. Lo sanno bene gli addetti ai lavori, ma soprattutto lo sa chi si muove dietro le quinte delle procure più “calde” d’Italia, quelle dove il tasso di antimafia è più alto e il giro d’affari più consistente.
Nel 2024 La Novità Online ha rilanciato un’inchiesta di Marilena Gabanelli, pubblicata dal Corriere della Sera, che faceva luce su uno dei principali protagonisti di questo sistema: la RCS, società specializzata in intercettazioni telefoniche ed ambientali, diventata il punto di riferimento per procure strategiche come Napoli e Catanzaro. Un dettaglio non secondario, perché l’ex procuratore di Catanzaro, Nicola Gratteri, oggi procuratore capo a Napoli, ha sempre avuto un rapporto privilegiato con questa società. RCS non è l’unica azienda a operare in questo settore, ma è certamente una delle più influenti, soprattutto grazie a un meccanismo di affidamento che salta a piè pari qualsiasi procedura concorsuale: gli incarichi vengono assegnati in modo fiduciario, senza gare d’appalto.
Qui si apre il primo nodo dell’inchiesta: chi decide chi intercetta chi? Un procuratore della Repubblica, con un semplice tratto di penna, può affidare milioni di euro a società private per svolgere intercettazioni. E queste società, spesso in modo silenzioso, accumulano un enorme potere, perché sono loro a gestire il flusso di informazioni più sensibili del Paese. Informazioni che, se maneggiate in modo improprio, possono cambiare la traiettoria di una carriera politica o di un’indagine giudiziaria. È un potere che sfugge a ogni reale controllo.
La vicenda di RCS è un caso emblematico di come il business delle intercettazioni si muova lungo confini molto labili tra giustizia, politica e affari. Basta ricordare il caso della famosa intercettazione di Piero Fassino (“Abbiamo una banca”), che – pur essendo ancora coperta dal segreto istruttorio – finì direttamente nelle mani di Silvio Berlusconi. Una fuga di notizie che dimostrava come le informazioni riservate potessero essere utilizzate come arma politica.

Ma questo sistema, che appare costruito su rapporti di assoluta fiducia tra alcuni procuratori e queste società private, ha anche un altro aspetto poco esplorato: la distribuzione geografica del potere economico legato alle intercettazioni. È qui che l’inchiesta ci porta in Calabria, e in particolare a Catanzaro. Qui, in un appartamento della città, si concentrano società che operano nello stesso settore, alcune con sede legale, altre con sede operativa.Un’anomalia? O piuttosto la prova che la Calabria è diventata uno snodo cruciale per questo business?
Dunque, cosa lega la Calabria, la RCS e il sistema degli affidamenti diretti nelle procure? E soprattutto: perché nessuno sembra voler sollevare il velo su questa rete? L’inchiesta che stiamo costruendo parte da queste domande, e il viaggio è appena iniziato.
Intercettazioni, società ombra e condanne: il mistero di via dei Conti Ruffo 15 a Catanzaro
Se c’è un punto di partenza per comprendere il legame tra RCS e la Calabria, questo si trova in un appartamento di Catanzaro, in via dei Conti Ruffo 15. Un indirizzo che, di primo acchito, potrebbe sembrare uno tra i tanti della città, ma che in realtà racchiude un’anomalia che non può passare inosservata. Qui, in un’unica sede, si incrociano alcune delle società più attive nel settore delle intercettazioni, tra cui la RCS SPA, oggetto dell’inchiesta di Marilena Gabanelli e legata a doppio filo alle procure antimafia più influenti del Paese.
La RCS SPA, infatti, ha la sua sede operativa proprio a via dei Conti Ruffo 15, ed è un dettaglio tutt’altro che irrilevante. Perché? Perché all’interno della sua composizione societaria spunta un nome che ci conduce direttamente a Catanzaro.
RCS: Un pezzo di Calabria nella società leader delle intercettazioni
RCS detiene il 10% della Infrareti SRL. Alla guida di questa SRL: Emanuele Bertucci, un imprenditore catanzarese che diventa quindi uno degli uomini chiave nella gestione della più importante società di intercettazioni d’Italia. Un nome che si intreccia con una serie di altre società, anch’esse operanti nel settore e anch’esse localizzate sempre nello stesso indirizzo di via dei Conti Ruffo 15.
La strana coincidenza delle società in via dei Conti Ruffo 15
Nello stesso stabile di Catanzaro, infatti, troviamo un’altra società attiva nel settore: la Cameranet SAS, di proprietà di Angela Maria Averna. Anche questa società opera nel campo delle tecnologie legate alle intercettazioni, ma la sua vera peculiarità non è solo la sede, bensì il nome a cui è legata.
Angela Maria Averna è la moglie di Ercole D’Alessandro, un ex finanziere noto non tanto per meriti professionali, quanto per il suo coinvolgimento in numerose inchieste giudiziarie. D’Alessandro, infatti, è stato più volte indagato e condannato per reati come corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio. Tra i processi che lo vedono coinvolto, spicca l’inchiesta sugli appalti pilotati in Regione Calabria, in cui il finanziere avrebbe giocato un ruolo chiave nella manipolazione di incarichi e assegnazioni di favori in cambio di informazioni riservate.
Ma non è tutto. Il nome di Ercole D’Alessandro è comparso anche nella maxi-inchiesta “Basso Profilo” della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, un’indagine che ha svelato i legami tra imprenditori, politica e criminalità organizzata. In quel procedimento, D’Alessandro è stato condannato, in primo grado, a 6 anni e 8 mesi, con l’accusa di aver favorito alcuni imprenditori, tra cui Antonio Gallo, detto “il Principino”, e Alberto Gigliotta, noto come “Mister Centomila”.
Ed è proprio questa la contraddizione più clamorosa: come può una società operante nel delicato settore delle intercettazioni essere riconducibile, anche solo indirettamente, a una figura con un tale curriculum giudiziario?
Ancora più incredibile è il fatto che, quando Angela Maria Averna è stata interrogata dalla polizia giudiziaria, ha dichiarato di non sapere nemmeno di essere intestataria della società. Un dettaglio che solleva interrogativi ancora più inquietanti: chi gestisce realmente Cameranet? Chi ne muove le fila? E perché questa società è collocata esattamente nello stesso stabile della RCS, la società di intercettazioni più utilizzata da Nicola Gratteri e dalle procure antimafia?
Dunque, non è più solo una questione di trasparenza, ma di sicurezza delle informazioni riservate. Se in un mondo dove la riservatezza dovrebbe essere la regola assoluta troviamo società legate a persone condannate per corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, non è forse lecito chiedersi chi garantisca che questo sistema sia al riparo da manipolazioni?
Ora, la domanda sorge spontanea:
• Chi gestisce realmente questa società?
• Chi prende le decisioni e chi muove i fili dietro questa struttura?
• Com’è possibile che una persona possa trovarsi a capo di un’azienda senza esserne consapevole?
Un settore che dovrebbe garantire riservatezza, ma che si intreccia con interessi opachi
C’è qualcosa di profondamente inquietante in tutto questo: il mondo delle intercettazioni dovrebbe essere il regno della riservatezza, un settore blindato e sottratto a dinamiche poco trasparenti. Eppure, proprio all’interno di questo sistema, ritroviamo nomi e società riconducibili a figure controverse, coinvolte in vicende giudiziarie di alto profilo.
Ancora più grave è il fatto che una società che opera nel comparto più sensibile della sicurezza nazionale sia intestata a una persona che non ne è nemmeno consapevole. Chi c’è davvero dietro questa struttura? E come è possibile che nessuno si sia mai posto il problema?
E ora? Un’indagine che porta lontano
Quello che emerge da questa prima analisi è un quadro denso di contraddizioni e di interrogativi irrisolti. Un indirizzo, quello di via dei Conti Ruffo 15, che ospita società che si intrecciano con la rete degli appalti pubblici, le intercettazioni e figure controverse come Ercole D’Alessandro.
Ma soprattutto, questa storia ci porta dritti al cuore della questione: chi controlla il sistema delle intercettazioni? Se in un mondo dove la riservatezza dovrebbe essere la regola assoluta troviamo società legate a persone condannate per corruzione e rivelazione di segreti d’ufficio, non è forse lecito chiedersi chi garantisca che questo sistema sia al riparo da manipolazioni?
Intercettazioni, business e cultura – Il caso Emanuele Bertucci
Se da un lato c’è il mistero delle società di via dei Conti Ruffo 15, dall’altro lato la figura di Emanuele Bertucci solleva altri tipi di perplessità. Non è un nome qualsiasi. Come abbiamo scritto prima, è l’amministratore della Infrareti SRL, la società che detiene il 10% di RCS, la stessa RCS che esegue materialmente le intercettazioni per conto delle procure, senza aver mai vinto una gara d’appalto, ma operando in base a un rapporto puramente fiduciario con le direzioni distrettuali antimafia.
Sarebbe già di per sé una situazione che meriterebbe attenzione. Ma la storia si fa ancora più interessante quando scopriamo che Bertucci non è solo un imprenditore nel settore delle intercettazioni. È anche direttore artistico del Tropea Film Festival, un evento finanziato dalla Regione Calabria.

Un imprenditore delle intercettazioni con legami nel mondo della cultura e della politica
Ora, proviamo a mettere in fila gli elementi:
• Emanuele Bertucci è un imprenditore che amministra una società della quale RCS detiene il 10%. RCS, una delle società leader nel settore delle intercettazioni in Italia.
• Contemporaneamente, dirige un festival cinematografico finanziato con fondi pubblici, ottenuti dalla Regione Calabria.
Sorge spontanea una domanda: è normale che una figura con rapporti economici con la politica regionale sia anche al vertice di una società che opera nel settore delicato delle intercettazioni per conto della magistratura?

In un sistema sano e trasparente, si cercherebbe di tenere ben separati questi mondi: le informazioni sensibili da un lato, le relazioni con la politica dall’altro. Ma in Calabria, sembra che questi confini siano molto più labili.
Controllori e controllati che vanno a braccetto
L’elemento più inquietante non è tanto la presenza di imprenditori e uomini della cultura in un festival finanziato dalla Regione, ma il fatto che gli stessi imprenditori operino nel settore delle intercettazioni, con accesso a informazioni sensibili, mentre hanno rapporti economici con il governo regionale, con la politica e rapporti privilegiati con la magistratura antimafia.
Non si tratta di insinuare illeciti – non è questo il punto – ma è legittimo sollevare dubbi sulla compatibilità tra ruoli così delicati. La domanda è lecita: com’è possibile che una società come RCS, che opera senza gara d’appalto e con affidamenti fiduciari, abbia tra i suoi soci un imprenditore che gestisce eventi finanziati dalla politica qui in Calabria?
E ancora:
• Come si tutelano i dati sensibili intercettati da società che hanno legami con uomini di potere politico ed economico?
• Com’è possibile che in un Paese dove le intercettazioni sono spesso al centro di scandali e dossieraggi, non si pongano mai interrogativi su simili intrecci?
Viviamo in un Paese in cui le intercettazioni sono una delle armi più potenti nelle mani della magistratura, ma anche uno strumento che può diventare una macchina del fango nelle mani sbagliate.
Il paradosso è che proprio mentre emergono queste relazioni opache nel mondo delle società di intercettazioni, si aprono inchieste in tutta Italia su dossier costruiti attraverso intercettazioni non autorizzate. La politica ne parla solo quando ne è colpita direttamente, ma mai quando si tratta di garantire regole chiare e trasparenza.
In Calabria, il confine tra magistratura, affari e politica è sempre più sfumato. RCS opera senza gare d’appalto, ma con affidamenti fiduciari. Infra-Reti, che possiede il 10% di RCS, è amministrata da un imprenditore che organizza festival finanziati dalla Regionee frequenta gli stessi ambienti che orbitano attorno a Gratteri.
Che Gratteri non sapesse nulla di tutto questo? Forse. Oppure sapeva e comunque andava bene lo stesso, perché l’importante è che il rapporto con RCS rimanga intatto.
E tutto questo universo, curiosamente, converge in via dei Conti Ruffo 15 a Catanzaro, capoluogo della Regione Calabria.