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Scontro sul canone Rai e Autonomia differenziata: la Lega nella morsa di Meloni e Berlusconi

Il fallimento dell’emendamento sul canone e i contrasti su temi chiave accentuano le divisioni nel centrodestra. Per Salvini, tra "Open Arms" e riforme a rischio, si profila una crisi di leadership

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L’emendamento sul canone Rai a 70 euro, proposto dalla Lega, doveva essere una mossa simbolica, ma rischia di diventare un vero e proprio detonatore politico. Sebbene il risparmio previsto per le famiglie sarebbe stato di soli 20 euro l’anno, la misura avrebbe generato un buco da 430 milioni di euro nella legge di bilancio, un’iniziativa giudicata tanto dannosa quanto irrilevante. Una scelta che ha sollevato interrogativi: perché non destinare quei fondi alla sanità, settore ben più bisognoso?La proposta, naufragata su uno scoglio “azzurro” annunciato da tempo, ha visto Forza Italia opporsi con fermezza. Non è chiaro se il veto sia stato imposto dalla famiglia Berlusconi, ma la contrarietà forzista era prevedibile, così come sul tema degli extra-profitti bancari, altro terreno di scontro con la Lega. Questo episodio è l’ultimo di una serie di distanze crescenti tra Forza Italia e Lega su numerosi fronti, amplificate dalla partecipazione di Marina Berlusconi al dibattito politico. La presidente di Fininvest si è recentemente espressa su temi come i diritti di cittadinanza e i diritti LGBT, e il vicepresidente del Consiglio, Antonio Tajani, ha ribadito l’intenzione di portare avanti lo “Ius Italiae”, una questione delicata anche per Fratelli d’Italia.La posizione della Lega si fa sempre più difficile, stretta tra Giorgia Meloni e Marina Berlusconi. Quest’ultima, da Segrate, sembra agire come una “premier ombra”, guidando un partito centrista, moderato e garantista, forte di un consenso intorno al 10%. Per Meloni, ogni presa di posizione diversa da quella del governo è un segnale d’allarme.Lo scontro più insidioso, però, si gioca sull’Autonomia differenziata, la riforma di bandiera della Lega. Nonostante i correttivi imposti dalla Consulta, l’opposizione interna al Sud e la freddezza di Fratelli d’Italia rischiano di minare il progetto. In questo scenario già complicato, Salvini deve anche affrontare la sentenza di Palermo sul caso “Open Arms”, che potrebbe segnare un duro colpo alla sua leadership. Più che un naufragio politico, per il leader della Lega potrebbe profilarsi un vero e proprio affondamento.

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