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Sequestro di beni per 650mila euro ad imprenditore imputato nel processo “Libera Fortezza”

Un’indagine economico patrimoniale meticolosa che ha indotto i militari a ritenere sospetta la provenienza dell’ingente complesso patrimoniale costituto da auto di grossa cilindrata, case, terreni e conti correnti

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I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione del sequestro dei beni di un noto imprenditore di Melicucco titolare di una società di impiantistica agraria, avente sede legale ed operativa a Polistena.

Il provvedimento, proposto dal Procuratore di Reggio Calabria, Dott. Giovanni Bombardieri, e disposto del Tribunale di Raggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, ha interessato il proposto congiuntamente al suo nucleo familiare. Scaturisce, in particolare, da un’accurata analisi del complesso patrimoniale e reddituale, operazione che ha consentito di riscontrare una marcata sperequazione finanziaria tra tenore di vita ed esiguità dei redditi dichiarati.

Un’indagine economico patrimoniale meticolosa che ha indotto i militari a ritenere sospetta la provenienza dell’ingente complesso patrimoniale costituto da auto di grossa cilindrata, case, terreni e conti correnti, avvalorata altresì dal fatto che l’imprenditore, sul cui conto sono ascritti numerosi precedenti penali e di polizia, imputato nel processo “Libera Fortezza”, operazione che, condotta dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova nel giugno del 2020,  aveva fatto luce sull’operatività della cosca Longo – Versace a Polistena.

Il Tribunale di Reggio Calabria, sulla scorta delle risultanze economico patrimoniali rassegnate dai militari dell’Arma che hanno abbracciato l’arco temporale di cinque anni,  ha ritenuto pertanto ricorrenti gli elementi per qualificare l’imprenditore quale soggetto socialmente pericoloso, validando dunque l’analisi patrimoniale che ha evidenziato la sussistenza del presupposto oggettivo richiesto dalla norma, nelle due alternative ed autonome ipotesi della sproporzione e del reimpiego, in quanto il proposto con le condotte illecite poste in essere nel tempo, aveva accumulato ingenti proventi, reinvestendoli con la connivenza della moglie in beni mobili ed immobili e conducendo un elevato tenore di vita, del tutto incompatibile con l’accertata esigua capacità reddituale.

Con il menzionato decreto, l’Autorità Giudiziaria ha disposto, dunque, ai sensi dell’art 20 del c.d. “Codice Antimafia”, il sequestro di tutto il compendio patrimoniale riconducibile all’imprenditore e al suo nucleo familiare, nonché delle quote sociali e dell’intero patrimonio aziendale per un valore di circa € 650.000,00.

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