Il rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (conosciuto anche come Istat)del 22 marzo scorso, evidenzia che nel 2022 l’acqua dispersa nelle reti comunali di distribuzione, sarebbe stata sufficiente per soddisfare le esigenze idriche di 43,4 milioni di persone, per un intero anno. Il dato fornito indica che il volume di acqua prelevata, per uso potabile, è stato di 9,14 miliardi di metri cubi, una media di 25 milioni di metri cubi al giorno, circa 424 litri di acqua prelevata per abitante, evidenziando il quantitativo di acqua utilizzata quotidianamente da ciascun individuo. Morale della favola: l’Italia si classifica ai primi posti in Europa per consumo di acqua potabile per abitante.
La notizia buona è che nel 2022 si è registrato un leggero calo nel prelievo di acqua, rispetto agli anni precedenti. Un segnale positivo che indica una maggiore consapevolezza nelle abitudini dei cittadini. La notizia cattiva è che, nel contempo, vi sia stato un aumento della dispersione delle risorse idriche, portandola al 42,4%.
L’ acqua come risorsa estremamente limitata
La disponibilità di acqua dolce sulla Terra è estremamente limitata, rappresentando solo una piccola frazione del totale dell’acqua presente. È fondamentale adottare misure efficaci per utilizzare in modo sostenibile questa risorsa preziosa. Lo spreco di acqua è una problematica diffusa e urgente, con ripercussioni significative sull’approvvigionamento per uso umano, sull’agricoltura e sulla produzione di energia.
Si ricorda che, due miliardi di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 3,6 miliardi, il 46% della popolazione mondiale, non ha accesso ai comuni servizi igienico-sanitari, con ripercussioni sulla salute pubblica e diffusione di malattie.
Riciclo della acqua reflue
La gestione delle acque reflue può rappresentare una risorsa preziosa e una fonte di approvvigionamento di acqua “non convenzionale” per svariati scopi, escluso l’uso potabile diretto. Questo concetto è noto come “riciclo delle acque reflue” o “riutilizzo delle acque reflue”. Le acque reflue trattate possono essere utilizzate in una serie di applicazioni, tra cui l’irrigazione agricola, l’irrigazione di parchi e giardini pubblici, il raffreddamento industriale e molto altro ancora. Questo approccio può contribuire a ridurre la pressione sulle risorse idriche dolci e a mitigare la scarsità d’acqua in molte regioni. Il dato fornito dall’ISTAT a tale proposito, evidenzia l’importanza attribuita alla gestione delle acque reflue, con il 21,8% della spesa per la protezione dell’ambiente, destinato a questo settore nel 2021. L’implementazione di un efficace sistema di depurazione delle acque reflue è un punto cruciale, per garantire una gestione sostenibile delle risorse idriche e per promuovere un’economia circolare.
È interessante notare come i dati dell’ISTAT siano in linea con quelli emersi dal Libro Bianco Valore Acqua 2024 , redatto da The European House – Ambrosetti. Questo documento analizza approfonditamente l’emergenza idrica in Italia, evidenziando le criticità legate alle situazioni di siccità, alimentate dai cambiamenti climatici, e alla gestione delle risorse idriche nel Paese.
Secondo TEHA, l’infrastruttura idrica italiana viene descritta come “inefficiente ed obsoleta”, con il 41% dell’acqua prelevata dispersa durante la fase di distribuzione, corrispondente a 8308m3/km. Questo dato colloca l’Italia in fondo alla classifica europea per perdite idriche.
Sia il rapporto di TEHA che il Libro Blu della Fondazione Utilitatis, pongono l’attenzione sulle sfide imminenti che il sistema idrico italiano deve affrontare. Offrono un’analisi dettagliata delle criticità e delineano diversi scenari possibili per il suo sviluppo futuro.
Tra le principali sfide citate, l’inefficienza delle infrastrutture e l’auspicio della promozione di investimenti nel settore, la perdita di acqua durante la distribuzione e la necessità di affrontare i cambiamenti climatici.