Sul Pnrr della nostra Regione, sarebbe il caso di dire che tutti ne parlano senza dire nulla, se non le solite frasi di circostanza con le quali si parla genericamente di criticità, di probabili ritardi, di progetti generici. Nessuno spiega dove e su cosa si registrano tali ritardi. Sindacati, politica, Regione, parlamentari e tutto l’assetto istituzionale della Calabria, ad oggi, in centinaia di convegni, riunioni di partito, seminari, nessuno è stato in grado di dire una parola chiara sul Pnrr della nostra regione. Si parla di tutto senza dire praticamente nulla. La saga delle chiacchiere, vizio endemico della nostra terra, è più attivo che mai. Per non parlare poi, della convegnistica che si occupa di infilare in qualsiasi argomento il tema del rischio infiltrazione della ndrangheta. L’ultimo appuntamento la discussione sulla relazione semestrale della Dia, che ormai possiamo definitivamente incastonare in una delle tante e inutili liturgie buone per soddisfare l’autoreferenzialità dei protagonisti del professionismo dell’antimafia militante.
Un dato inoppugnabile: fino ad ora, nessuno è stato in condizione di entrare nel merito. Il presidente della Regione sostiene che tutto va bene. Siccome lo fa con grande abilità comunicativa, questo gli va riconosciuto, ha finito per crederci anche lui. E, tuttavia, nonostante l’abilità dialettica di Roberto Occhiuto, tutti i nodi stanno per venire al pettine ed è prevedibile che non ci vorrà molto tempo prima che i fatti, i problemi irrisolti, travolgeranno la buona comunicazione del governatore. Allo stato, nessuno ha messo in condizione l’opinione pubblica calabrese di comprendere se siamo capaci o meno, di spendere le risorse del Pnrr che tante speranze e aspettative, hanno suscitato nella nostra terra e nel resto del mezzogiorno. A conferma di ciò che si sostiene nel presente articolo e, per non cadere nello stesso errore di genericità patologica dell’editorialismo sterile, oggi ci soffermeremo su uno dei problemi legati alla spesa dei fondi Pnrr: la realizzazione della tratta ferroviaria dell’alta velocità.
La realizzazione dell’alta velocità ferroviaria, infatti, è uno dei problemi fondamentali da risolvere per recuperare l’atavico gap della Calabria rispetto al resto del paese. Per rendere l’idea di quanto sia strategica la realizzazione dell’alta velocità, i dati ci indicano che l’alta velocità produce un incremento differenziale dell’1% di Pil annuo. Si pensi che nell’ultimo decennio l’incremento differenziale annuo del Pil nella nostra regione ha viaggiato tra lo 0,8 e lo 0,9%. Un’alta velocità in grado di collegare Reggio Calabria a Roma in meno di 3 ore, raddoppierebbe l’incremento del pil annuo. Sul tema, per quanto ci riguarda, è stata illuminante una conversazione con uno dei massimi esperti di trasporti del sud e del paese, il prof Francesco Russo, docente di trasporti dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, un luminare in questo campo. Le informazioni che abbiamo avuto modo di esaminare ci hanno lasciato esterrefatti, e non lasciano immaginare nulla di buono, relativamente a tutti gli altri campi destinatari delle risorse Pnrr.
Partiamo, dunque, dalla prima questione: i soldi. O se preferite le risorse finanziarie. In questo momento, in cassa, ci sono un miliardo e 800 milioni di euro. Stop. Non c’è più niente. Il costo della Battipaglia/Romagnano è di un miliardo e 800 milioni. Ciò vuol dire che in Calabria dal Pnrr non c’è un euro. La discussione potrebbe finire qua, perché è inutile discutere di ferrovie, di progetti, di tracciato dato che non c’è nemmeno un euro.
Roberto Occhiuto potrà anche fare cento dirette dalla Cittadella, la Bruno Bossio potrà decantare le lodi del governo Conte e Draghi sulla realizzazione dell’alta velocità nella nostra regione, i sindacati potranno annunciare 100 tavoli o sit-in, ma un fatto è certo: in Calabria per l’alta velocità non c’è il becco di un quattrino. Almeno allo stato. Su questa verità indiscutibile è calato il silenzio. Al massimo si fanno chiacchiere generiche. Ma tutti si guardano bene dall’affrontare il nocciolo della questione.
La discussione generica, purtroppo, è frutto dell’atavico pressapochismo meridionale, una delle tante piaghe della politica calabrese che, purtroppo sono molte di più delle piaghe bibliche d’Egitto. Governatore, Giunta regionale, Consiglio regionale, maggioranza, opposizione, esponenti del governo nazionale, deputati e senatori, partiti di destra, centro, sinistra e chi più ne ha più ne metta, tutti impegnati a tacere. A ciò si aggiungano i corpi intermedi: sindacati, categorie, centri studi. Perché una tale cortina di ferro sulla realtà del Pnrr? Semplice. Facendo la sommatoria dei partiti presenti nel governo della giunta regionale e di quelli presenti nel governo nazionale sono tutti coinvolti. Nessun partito vuole aprire un dibattito vero sulla questione alta velocità perché si dovrebbero mettere contro il governo di Catanzaro o contro il governo di Roma, oppure, si dovrebbero mettere contro l’uno e l’altro. A tutto questo si aggiunga la totale assenza di potere contrattuale della classe politica calabrese sul tavolo del potere romano.
I motivi per cui nessuno parla della grande farsa sull’alta velocità, dunque, è legato a questa situazione. Ma restiamo sul tema dei soldi o, se vogliamo essere più eleganti, delle risorse, anche se, invertendo l’ordine dei termini, il prodotto non cambia. Su quali altri risorse potrebbe contare la nostra Regione per recuperare il gap sull’alta velocità? Oltre ai fondi del Pnrr ci sarebbero altri 9 miliardi e 400 milioni da recuperare attraverso lo strumento dello scostamento di bilancio. È evidente che, lo scostamento di bilancio, se e quando si farà, sarà una cosa da verificare, perché scostamento di bilancio significa soldi presi dal bilancio italiano, che già si sta caricando dei 190 miliardi che comunque dovremo restituire. Ciò significa che siamo al paradosso: la Calabria e la Sicilia concorreranno alla restituzione della gran parte di questi 200 miliardi senza vedere un metro di ferrovia. Non sono un appassionato dell’eterna contrapposizione sterile tra nord e sud, ma è abbastanza evidente che, per l’ennesima volta, la Calabria e la Sicilia contribuiranno allo sviluppo della Lombardia, del Veneto e di tutto il nord, senza guadagnarci niente. Sono 160 anni che va avanti così e all’orizzonte non si intravede nulla di nuovo. Messo da parte il problema delle risorse, passiamo a quello dei tracciati. Un problema che oltre ad essere drammatico per la nostra Regione, sfiora il ridicolo. Il perché è presto detto.
A guardare le bozze progettuali c’è da rimanere allibiti. In tutto il mondo oggi sono stati realizzati all’incirca 50 mila km di linee di alta velocità, mentre altri 50 mila sono in progettazione.
La linea Salerno/Reggio Calabria, secondo l’ipotesi individuata dalle Ferrovie, quindi, dello Stato, è l’unica linea al mondo che passerebbe dai 390 km attuali a 445 km futuri. Si, avete letto bene, il percorso aumenterebbe di 50 chilometri. Quindi sarebbe l’unica linea al mondo che, passando da una linea tradizionale, ad una di alta velocità con quest’ultima si allungherebbe il tracciato. Follia di Stato oppure farsa? Difficile dirlo, ma i fatti sono questi. Tutto ciò che significa? Facciamo un esempio: quando è stata realizzata la prima linea di alta velocità in Italia, la Roma/Firenze, si è passati dal tracciato tradizionale di 320 chilometri a 260. È evidente, dunque, che non c’è bisogno di essere tecnici per comprendere che se si aggiungono 50 km poi quei chilometri li devi percorrere, e questo vuol dire allungare i tempi di percorrenza.
In sintesi, se dovessimo prendere in esame il tracciato governativo e quello proposto nel resto del mondo, compreso quello realizzato tra Roma e Firenze, secondo un calcolo del prof Francesco Russo, i tempi di percorrenza sarebbero i seguenti: Catanzaro per raggiungere Roma impiegherebbe 43 minuti in più; Crotone 15 minuti in più; Vibo Valentia 43 minuti in più; Cosenza 20 minuti in più; Reggio Calabria 40 minuti in più. In sostanza tutte le città calabresi peggiorerebbero i tempi di percorrenza con Roma. Uno si chiede a chi giova questa soluzione? Mentre la Calabria è imbrigliata in queste cervellotiche o stupide, fate voi, ipotesi, una valanga di fondi Pnrr si ribalterà invece, nell’asse che viene definita “la parallela” dell’alta velocità.
Esiste infatti, la prima alta velocità, la Bologna/Milano e adesso si sta facendo la parallela, all’inizio a 30 km di distanza, la Milano/Brescia/Verona che sostanzialmente è una parallela dell’attuale Bologna/Milano. Nel Lombardo-Veneto che avevano già la prima alta velocità, ora stanno facendo anche la parallela.
Domanda: quando toccherà al Sud avere l’alta velocità? Considerato che, il progetto è quello di cui sopra e i soldi non ci sono? Sarebbe lecito, opportuno, indispensabile che su questo argomento si aprisse un forte dibattito, piuttosto che comprendere se un sarto sia in grado di lanciare o rilanciare l’ente di promozione cinematografica della Calabria. Ma questa è un’altra storia.
Pasquale Motta editoriale di aprile 2022