Le analisi condotte sul fenomeno dei suicidi in carcere evidenziano un dato significativo: la maggior parte dei detenuti che hanno deciso di togliersi la vita erano autori di reati legati ai maltrattamenti in famiglia, mentre una percentuale rilevante era costituita da persone sottoposte a misura cautelare, quindi ancora in attesa di giudizio. Non emergono, invece, correlazioni dirette tra il sovraffollamento delle carceri e il numero di suicidi.Un aspetto cruciale riguarda i detenuti con pene residue inferiori ai tre anni, che potrebbero accedere a misure alternative alla detenzione secondo la normativa vigente. Tuttavia, il sistema penitenziario si scontra con ostacoli burocratici, carenze di risorse e un livello di informatizzazione inadeguato nei tribunali di sorveglianza, rallentando l’iter e limitando di fatto l’applicazione di queste opportunità.
Suicidi in carcere: tra reati, misure cautelari e ostacoli burocratici
La maggior parte dei detenuti che si tolgono la vita sono autori di maltrattamenti in famiglia o in attesa di giudizio. Intanto, 19mila persone potrebbero accedere a misure alternative, ma il sistema fatica a garantire soluzioni rapide
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