Il centro di attenzione recenti sulla criminalità nel Catanzarese si è spostato verso lo stabilimento Acqua Calabria, famoso per la sua qualità e rilevanza economica nella regione. Recenti testimonianze di Sandro Ielapi, un ex membro di una delle cosche locali divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto nello scorso febbraio, hanno fornito nuovi dettagli inquietanti riguardo alle intimidazioni e alle minacce subite dall’azienda.
Ielapi ha descritto due significativi atti intimidatori volti a mettere sotto pressione l’impresa, operati con modalità che richiamano le tattiche tipiche della criminalità organizzata. Il primo episodio ha avuto luogo all’interno dello stabilimento, dove è stata trovata una bottiglietta incendiaria, che rappresenta non solo un chiaro atto di vandalismo, ma anche un messaggio inquietante agli imprenditori locali.
Il secondo atto di intimidazione, secondo quanto riferito da Ielapi, ha incluso l’incendio di una pedana di legno collocata vicino a un camioncino appartenente all’Acqua Calabria. Tali azioni mirano non solo a causare danni materiali, ma anche a instillare paura e incertezza tra i lavoratori e i dirigenti dell’azienda.
L’Acqua Calabria è nota per la sua produzione di acqua minerale di alta qualità, e le mire dei clan della zona mettono in luce come la criminalità organizzata stia cercando di estorcere denaro e influenzare le attività commerciali. Le recenti rivelazioni di Ielapi sono state accolte con serietà dalle autorità, che ora stanno indagando più approfonditamente sugli episodi di intimidazione e sulla rete di rapporti tra criminalità e impresa nella regione.
Questo sviluppo segna un passo importante nella lotta contro le estorsioni e l’influenza della criminalità organizzata in Calabria, evidenziando l’importanza della collaborazione dei cittadini con le forze dell’ordine per garantire un ambiente più sicuro e giusto per le aziende e i cittadini onesti.