Sono attualmente 135 i cardinali con diritto di voto in un eventuale Conclave per l’elezione del nuovo Pontefice. Un numero che supera abbondantemente la soglia dei 120 stabilita dalla costituzione apostolica Romano Pontifici Eligendo (1975), confermata successivamente dalla Universi Dominici Gregis (1996). Ma non è una novità: già Giovanni Paolo II e i suoi successori hanno più volte derogato a questa norma.
Resta in bilico, al momento, solo la posizione del cardinale spagnolo Carlos Osoro Sierra, che compirà 80 anni il 16 maggio prossimo, e quindi perderà il diritto di voto.
Con il decimo Concistoro del suo pontificato, celebrato il 7 dicembre scorso, papa Francesco ha creato 20 nuovi cardinali elettori, consolidando una “riserva” che lascia trasparire prudenza e lungimiranza. In totale, il Pontefice argentino ha creato 163 cardinali, di cui 133 elettori al momento della nomina. Ad oggi, sono 107 gli elettori da lui nominati: una maggioranza assoluta che segna la svolta di un pontificato che ha saputo incidere in profondità anche nella composizione del Sacro Collegio.
Una svolta, tuttavia, che non ha prodotto un blocco uniforme. Tra i cardinali creati da Francesco si contano infatti anche voci fortemente critiche verso il suo pontificato, come il tedesco Gerhard Ludwig Müller, già prefetto della Dottrina della fede con Benedetto XVI. E molte tensioni restano irrisolte, soprattutto su temi etici e dottrinali, tra le istanze più progressiste e la fermezza conservatrice di alcuni prelati africani o asiatici.
Ma ciò che emerge con forza è la progressiva fine dell’eurocentrismo. Il Collegio cardinalizio oggi guarda sempre più alle periferie del mondo, con rappresentanti provenienti da realtà ecclesiali complesse e spesso dimenticate. I numeri parlano chiaro: 59 i cardinali europei (19 italiani), 37 dalle Americhe (di cui 17 sudamericani), 20 dall’Asia, 16 dall’Africa e 3 dall’Oceania.
Tra i nomi che circolano come possibili successori di Francesco spiccano figure di primo piano come il segretario di Stato Pietro Parolin e l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi, ma anche il patriarca di Gerusalemme Pierbattista Pizzaballa, l’ungherese Péter Erdő, il filippino Luis Tagle, il congolese Fridolin Ambongo Besungu e il brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus. Una rosa eterogenea che riflette, anche simbolicamente, una Chiesa in cammino verso una leadership sempre più globale.
Non manca poi la componente degli ordini religiosi, con 34 cardinali: cinque Salesiani, quattro Gesuiti (l’ordine del Papa attuale), quattro Francescani, tre Francescani conventuali, due Domenicani, due Redentoristi e altri ancora, tra cui il Missionario della Consolata Giorgio Marengo.
Il più giovane tra gli elettori è l’ucraino Mykola Byčok, 45 anni, mentre il più anziano — prossimo alla soglia — resta lo spagnolo Osoro Sierra, seguito a breve distanza dal guineano Robert Sarah.
In un mondo segnato da conflitti, disuguaglianze e mutamenti sociali accelerati, il futuro Conclave si presenta come un crocevia fondamentale. La prossima elezione papale non deciderà solo un nome, ma definirà anche la direzione di una Chiesa chiamata ad affrontare nuove sfide planetarie, nel segno della giustizia, della pace e di una fede sempre più incarnata nella storia del mondo.