Si rischia la proclamazione dello stato di agitazione del personale sanitario, a seguito delle continue aggressioni che si stanno verificando all’ospedale “Jazzolino” di Vibo Valentia e nelle altre strutture sanitarie del Vibonese. Intanto è stata indetta per lunedì pomeriggio l’assemblea sindacale, per discutere del deplorevole fenomeno e di tutto ciò che ne sta conseguendo. La situazione presso il nosocomio vibonese è pesantissima: sono stati denunciati 4 episodi di violenza in soli 20 giorni, ma altri accadimenti simili sono rimasti “sommersi”.
Soprattutto in Pronto soccorso, vi è aria di tensione e il personale, già ridotto all’osso, è ulteriormente diminuito. Già, perché molti dei sanitari vittime di aggressione sono assenti: non se la sentono di ritornare a lavoro, almeno per il momento. Così, la situazione attuale è allarmante: un solo operatore socio sanitario (Oss) anziché 6 e 3 infermieri per turno anziché 5. Quanto ai medici, i camici bianchi provenienti da Cuba stanno dando una grossa mano, ma devono essere affiancati dai colleghi italiani per evitare i problemi linguistici, che si presentano prevalentemente quando i pazienti sono anziani e si esprimono quasi esclusivamente in dialetto. Un affanno continuo per un Pronto soccorso che conta, in media, 82 ingressi al giorno. Tenere il ritmo, quindi, è difficilissimo: lo stress, la stanchezza, l’esasperazione si fanno sentire tra medici, paramedici e operatori, costretti a turni massacranti.
La richieste del sindacato
«La carenza di personale – ha affermato il segretario provinciale del sindacato Nursind, Domenico La Bella – è soltanto uno dei motivi che sta portando alle ripetute minacce e violenze nei confronti dei sanitari. Ciò che chiediamo, oltre all’implemento delle risorse umane, è una maggiore organizzazione e un potenziamento strutturale del nosocomio, che è a rischio nella sua interezza, non solo nel Pronto soccorso.
Gli episodi di violenza sono tutt’altro che rari in ogni reparto: non si riesce a lavorare con serenità e con lucidità. Siamo continuamente esposti a rischio: chiunque ha libero accesso in tutti i reparti dell’ospedale, senza controllo. E’ una situazione che segnaliamo da tempo, ma non sono mai stati assunti provvedimenti efficaci. Chiediamo, pertanto, che sia incrementata la vigilanza, che sia ripristinata la sala di attesa dei parenti dei pazienti di Pronto soccorso, che vengano garantite tutte quelle misure volte alla sicurezza di chi lavora in ospedale». E ancora, si invoca una maggiore funzionalità della sanità territoriale, con una medicina di base più efficiente: in quest’ottica, si confida nelle Aft (Aggregazione funzionale territoriale).
La posizione di Comito
La Bella ha sottolineato, inoltre, l’importanza delle misure richieste dal consigliere regionale, nonché medico, Michele Comito, il quale ha elencato ciò di cui lo “Jazzolino” avrebbe bisogno e alla cui predisposizione l’Asp sta lavorando. Tra queste, la realizzazione di una zona triage chiusa, che aumenti la privacy del paziente; la creazione di due corsie preferenziali, fast track, per i pazienti pediatrici e per le pazienti in stato di gravidanza, in maniera tale da agevolare l’ingresso in reparto; il trattamento più celere dei pazienti ortopedici. «Già solo questi piccoli accorgimenti – ha rimarcato Comito – permetterebbero di decongestionare il flusso nel Pronto soccorso». Si attuerà tutto ciò? Intanto i sanitari sono in trincea.
Qualcosa si sta muovendo in ordine alla sicurezza delle guardie mediche, anch’esse spesso vittime di aggressioni fisiche e verbali. L’Asp di Vibo sta provvedendo a dotare le postazioni di continuità assistenziale di dispositivi radiocomandati con pulsante antiaggressione.