Per Maria Limardo il debutto da sindaco non è dei migliori. Anzi è proprio turbolento. Un inizio che mette a dura prova la capacità di chi è al timone. Incoraggia il desiderio di lasciare, perché il rischio è alto e l’esito incerto. La città è in ginocchio. Il quadro finanziario dell’ente è allarmante. I conti non tornano e il dissesto è nell’aria. In principio c’è anche “Rinascita scott” a gettare ombre sull’amministrazione comunale di Vibo Valentia.
Il rischio infiltrazioni
L’operazione scattata all’alba del 19 dicembre del 2019, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, a quel tempo guidata da Nicola Gratteri, ipotizza una rete di collusione tra la politica vibonese e la criminalità organizzata. Amministratori di diversi comuni sono coinvolti nell’inchiesta. Nella rete finisce anche un consigliere comunale di Vibo Valentia, poi assolto da tutte le accuse. Le intercettazioni non risparmiano altri consiglieri, candidati e loro sostenitori, sebbene nessuno di questi è raggiunto da avviso di garanzia. L’inchiesta mette a dura prova la capacità del sindaco, chiamato a fronteggiare una situazione che non ha precedenti. La prima tegola che si abbatte sull’amministrazione comunale insediatasi nel maggio del 2019 è rappresentata dalle dimissioni del presidente del consiglio comunale, Giuseppe Muratore, che lascia anche la carica elettiva. A suo giudizio non «ci sarebbero le condizioni per continuare», mancando «un clima sereno» e per rispetto alla sua «integrità morale». La decisione del massimo rappresentante del civico consesso, enfatizzata dalla stampa e da alcune associazioni, gettano ombre sull’amministrazione comunale che proprio qualche mese prima aveva ricevuto la “visita” della Guardia di finanza. Un “terremoto” politico-giudiziario che lascia ipotizzare l’imminente avvio di una commissione di accesso. Commissione che non arriverà mai. La motivazione, a distanza di tempo, è nelle parole dell’attuale prefetto di Vibo Valentia, Paolo Giovanni Grieco, che in una dichiarazione alla stampa riferisce che «non sono emerse criticità tali da giustificare una commissione d’accesso».
Il primato Vibonese
Il Vibonese detiene il primato di comuni sciolti per sospetta infiltrazione mafiosa e per insediamenti di commissione di accesso agli atti. Criticità che la Prefettura non ravvisa per la città capoluogo. Il sindaco Maria Limardo è abile nel condurre la sua amministrazione ad operare svincolata da qualsiasi infiltrazione esterna. Lo fa in diverse occasioni, anche quando i partiti, nei diversi rimpasti di giunta, le propongono di nominare nell’esecutivo alcuni eletti i quali, per incompatibilità tra le due cariche si devono dimettersi da consigliere comunale. Il primo cittadino vibonese si dimostra abile timoniere e lo fa lontano dai riflettori mediatici. Non vuole passare alle cronache come “paladino dell’antimafia” o sindaco coraggio. Esercita la sua funzione elettiva facendo esattamente il proprio dovere, nel rispetto delle leggi e in osservanza a quel giuramento che la vuole fedele alla Costituzione. È questo un esame che metterebbe a dura prova la capacità politica-amministrativa di chiunque. Una situazione in cui è facile sconfinare nel vittimismo o inciampare in quel desiderio di protagonismo per apparire all’opinione pubblica come il sindaco coraggio, il paladino dell’antimafia.
La situazione finanziaria dell’ente
Maria Limardo è quel sindaco che oltre alle vicende giudiziarie che scuotono il Vibonese si trova a fronteggiare situazioni poco edificanti. Su tutte le varie fasi di dissesto finanziario provocate da una poco oculata gestione da parte di alcune amministrazioni che l’hanno preceduta. Al Comune i conti non tornano e questo significa aumento delle imposte e tagli ai servizi. Nel fare questo non si sottrae agli insulti della popolazione. Affronta con determinazione ogni occasione che si presenta per parlare ai cittadini. Comprende che gli insulti sono solo il frutto della disperazione di una popolazione strozzata da troppi disservizi e costretta a pagare tributi alti e spesso per servizi poco efficienti. Non si sottrae al confronto e la storia la ricorderà anche come quel sindaco che ha ricevuto il più alto numero di insulti.
L’ipocrisia dei partiti che la sostengono
In procinto di lasciare il suo incarico, Maria Limardo consegna alla città un quadro finanziario accettabile e tanti cantieri aperti, questo grazie alle risorse aggiuntive stanziate per il comune capoluogo. Lascia, ufficialmente per sua espressa volontà a non ricandidarsi, anche se fino a qualche giorno prima della rinuncia lavora per mettere in piedi una sua lista. Lascia e ottiene quello che nel gergo militare lo si ama definire “onore delle armi”. I dirigenti di Forza Italia, vibonesi e calabresi, non mancano occasione per ribadire che Maria Limardo è il loro sindaco e la sua ricandidatura non è messa in discussione. Acrobazie della politica. La decisione del primo cittadino è che lei non è «disponibile ad una ricandidatura». In quel suo non essere disponibile ad una ricandidatura è racchiusa la risposta a qualsiasi domanda sul perché il centrodestra vibonese fa di tutto per giungere alla non riconferma di un sindaco che, per ammissione degli stessi dirigenti di Forza Italia, «ha svolto un lavoro ottimale», che trova conferma nel commiato di un primo cittadino che lascia una Vibo Valentia «migliore rispetto a come l’ho ereditata».